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Edizione 2018
I MINERALI DEL TRENTINO -200 ANNI DI SCOPERTE:
La ricchezza mineralogica del Trentino rispecchia la straordinaria geodiversità di un territorio, in particolare quello dolomitico, che è stato recentemente riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO in virtù delle sue unicità di carattere geologico-geomorfologico e paesaggistico. Le Dolomiti classiche non sono però l’unico hot spot di ricchezza geo-mineralogica della provincia di Trento: il Parco Naturale Adamello Brenta per esempio ha ricevuto il riconoscimento di Geopark, entrando a far parte della Rete Europea e Globale dei Geoparchi; non è da meno l’area tra Trento e la Valsugana, un concentrato di giacimenti minerari ricchi di storia che hanno fornito campioni mineralogici eccezionali e sono attualmente oggetto di iniziative di studio e valorizzazione.
A partire da fine ‘700 le montagne del Trentino, l’allora Tirolo meridionale, di fatto già interessate da un’intensa attività mineraria protrattasi dal Medioevo fino alla fine del secolo scorso, hanno attirato geologi e mineralogisti da tutto il mondo; i loro studi e le conseguenti dispute scientifiche sono state una tappa fondamentale per lo sviluppo della geologia moderna. I minerali delle Dolomiti e del distretto minerario tra Trento e la Valsugana sono diventati così un classico a livello mondiale. In questo contesto si è consolidata una tradizione di ricerca mineralogica tuttora molto radicata, che è stata tradotta in una mostra tematica ospitata oggi nella prestigiosa sede di Torino Euromineralexpo grazie alla collaborazione tra il Museo delle Scienze di Trento (MUSE) e le associazioni mineralogiche che operano in Trentino (Gruppo Mineralogico Trentino e Gruppo Mineralogico Fassa e Fiemme). Il filo conduttore è il tema della scoperta: da quella delle Dolomiti - scientifica prima che turistica - a quella dei giacimenti minerari, a più fasi scoperti, abbandonati e oggi oggetto della ricerca mineralogica.
Con questa chiave di lettura la mostra ripercorre le tappe fondamentali della storia mineraria e della geologia trentina, esponendo i più significativi ritrovamenti mineralogici, in particolare i classici di Fiemme-Fassa e delle miniere del Perginese, senza trascurare novità mineralogiche e campioni d’effetto provenienti da località meno frequentate, quali Cima d’Asta, Adamello e Val di Rabbi.
Il numero delle specie mineralogiche documentate con certezza in Trentino, è attualmente di 390, per cui il Trentino si pone tra le aree italiane in assoluto più ricche di minerali. Alla ricchezza e bellezza dei minerali trentini, si aggiunge che sul suo territorio ricadono 6 località tipo, quelle relative a pectolite (Tierno e Sano, Mori), celadonite (Malga Canalece, San Valentino, Brentonico), gehlenite (Lago delle Selle, Monti Monzoni, Val di Fassa), cabasite-Ca (Col del Lares, Val San Nicolò, Val di Fassa), dachiardite-Na (La Palaccia-Auf der Schneid, Val Duron, Val di Fassa), oltre alla fiemmeite (Miniera di San Lugano, Carano, Val di Fiemme), di recentissima scoperta e approvata nell’aprile 2018.
Tutto questo sarà esposto a Euromineralexpo, attraverso un’accurata selezione di campioni provenienti dalle collezioni del MUSE, dei Musei privati e delle associazioni mineralogiche locali, oltre che di numerosi collezionisti privati che, con grande passione ed entusiasmo hanno aderito a questo progetto.
Le collezioni storiche geomineralogiche del Regio Museo Industriale di Torino
Aperto nel 1862 sul modello dei grandi musei industriali inglesi e francesi dell’epoca (il South Kensington Museum di Londra ed il Conservatoire des Arts et Metiers di Parigi), il Regio Museo Industriale nacque con l’intento di raccogliere tutte le materie prime di interesse industriale, suscettibili di trasformazione in prodotti commerciali, confluendo poi, con la Regia Scuola di Applicazione per gli Ingegneri, a formare il Regio Politecnico di Torino, nel 1906.
Ospitato a Torino nell’antico palazzo dell’allora via Ospedale (oggi via Giolitti, in corrispondenza dell’attuale piazza Valdo Fusi) lasciato libero nel 1865 dal trasferimento, da Torino a Firenze, del Ministero della Guerra della neo capitale d’Italia, il Regio Museo Industriale venne purtroppo incendiato e quasi totalmente distrutto da un bombardamento aereo alleato, la sera dell’8 dicembre 1942.
Solo una minima parte delle ricchissime collezioni in esso contenute, tra cui molti significativi campioni di rocce e minerali poté essere recuperata e trasferita nella sede superstite del Politecnico, presso il Castello del Valentino, ove rimase fino ai primi anni ’60 del Novecento, quando ciò che rimaneva delle varie raccolte venne definitivamente accolto dai vari Istituti del Politecnico di Torino, ospitati nella nuova ed attuale sede, nel frattempo inaugurata (1958), di corso Duca degli Abruzzi 24.
Un esempio significativo delle raccolte geomineralogiche possedute dal Museo Industriale sarà visibile per la prima volta in occasione della 21°Edizione di MINA, durante la 47° Edizione di EUROMINERALEXPO, che avrà luogo a Torino dal 5 al 7 ottobre 2018.
IL QUARZO
Il quarzo, composto unicamente da silicio e ossigeno è certamente uno dei minerali più comuni sulla terra, ma pensare ad una collezione basata su questo minerale è tutt’altro che banale. La molteplicità di aspetti con cui si presenta, la grande varietà di colori e di altre specie mineralogiche ad esso associate, oltre alle rilevanti dimensioni di alcune cristallizzazioni, lo portano ad essere certamente tra i più belli e affascinanti minerali che si possano ammirare.
In questa 47° edizione di Euromineralexpo il quarzo sarà presentato in molte di queste varietà, selezionate tra importanti località mineralogiche, in tutti i continenti, che ne hanno fornito campioni di grande pregio.
Grande attenzione sarà posta anche ai pregevoli campioni delle nostre Alpi, in particolar modo ad alcuni straordinari e recenti ritrovamenti effettuati in Val Formazza.
Gli esemplari esposti, tutti provenienti da collezionisti privati che, con grande passione, sono rimasti affascinati dallo splendore di questo bel minerale.
Meteoriti a Torino
Le meteoriti (dal greco metéoros = che sta nell’aria) sono frammenti di roccia e/o di metalli che, riuscendo ad attraversare la nostra atmosfera, cadono dallo spazio sulla superficie terrestre. La maggior parte delle meteoriti è rappresentata da frammenti risultato della reciproca collisione di asteroidi e piccoli pianeti orbitanti attorno al Sole. Le meteoriti sono contraddistinte da un nome che deriva, in genere, dalla località o dall’elemento geografico più vicini al punto di ritrovamento.
Si tratta di reperti di grande fascino, dovuto in gran parte alla loro provenienza extraterrestre e che hanno da sempre stimolato l’immaginazione generando storie, libri, film e leggende in cui la fantasia si fonde spesso con la scienza. Sono in realtà reperti di straordinaria importanza scientifica, sono oggetto di indagine e di approfondimenti da parte di specialisti.
Al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino sono conservati 104 campioni di meteoriti, alcuni di eccezionale importanza e provenienti da tutto il mondo. La recente pubblicazione del Catalogo delle meteoriti del Museo di Mineralogia e Petrografia dell’Università e del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, ha dato lo spunto per esporre a Euromineralexpo un’ampia selezione di questi reperti, cogliendo così l’occasione per dare grande visibilità a questi preziosi reperti conservati nella città di Torino.
PARCO PALEONTOLOGICO ASTIGIANO
Quest’anno l’Ente Parco Paleontologico Astigiano in occasione della 47° edizione della mostra mercato Euromineralexpo, continua con l’esposizione di alcune recenti acquisizioni del Museo Paleontologico.
Oltre alla ricostruzione della mandibola dello squalo gigante megalodonte (richiamando il recente film) e alcuni classici fossili del Pliocene piemontese (5,4 – 2,6 milioni di anni fa), anche una serie di campioni di tracce fossili (Icnofossili) tra i più rappresentativi provenienti dai sedimenti terziari presenti tra il Piemonte e la Liguria.
ICNOFOSSILI
Oltre ai fossili costituiti da resti più o meno completi di parti dell’organismo stesso, ve ne sono degli altri che non fanno parte dell’organismo in quanto tale. Questi particolari fossili denominati icnofossili sono costituiti dalle tracce fossilizzate dell’attività biologiche (alimentazione, spostamento, abitazione, ecc.) che gli esseri viventi del passato hanno lasciato quale testimonianza della loro presenza e sono elementi importanti per la ricostruzione degli ambienti del passato.
Infatti, in molte rocce gli icnofossili sono i soli fossili a disposizione del paleontologo.
Nella quasi totalità dei casi però non si conoscono gli organismi che sono all’origine di queste tracce e questo spesso rende complessa l’esatta identificazione.